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Corpetti steccati, linee attillate si contrappongono ai movimenti sinuosi delle balze, su gonne e pantaloni.
Nella palette colori impera il nero, talvolta illuminato dallo scintillio delle paillettes dei tessuti e i toni del grigio. A vivacizzare le tonalità cromatiche ci sono gli aranciati, il ruggine in contrasto con il fuxia.

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Aggiornamenti e curiosità dal mondo della moda alla scoperta di nuovi stili e nuove tendenze con un occhio anche al passato. Parleremo di moda etica e moda sostenibile, settore in continua crescita che finalmente è una realtà anche in Italia.

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Immagine idealistica vs immagine realistica: come l’immagine estetica influenza il nostro concetto di bellezza

La storia più antica ci insegna come i canoni di bellezza femminili scaturissero già allora dal background storico culturale e sull’archetipo estetico che la società riconosceva. Ogni epoca ha avuto un suo proprio ideale estetico che attraverso regole estetiche prestabilite dettava i requisiti tipici della bellezza.
Dunque, 
bellezza ed estetica sono un binomio inscindibile dove l’ideale estetico non è un parametro indiscutibile, assoluto e inalterabile. Al contrario, il modello ideale di bellezza muta all’interno della società in cui risiede e muta con il cambiare dei costumi e delle mode. La bellezza è dunque una costruzione socio-culturale.

Come muta l’ideale di bellezza femminile dal Rinascimento al terzo millennio

L’ideale di bellezza dunque è un fenomeno socio-culturale che a seconda dell’epoca in cui è stato costruito è molto differente. Nel Rinascimento l’ideale di bellezza era rappresentato dalla donna giunonica con fianchi larghi e seni formosi e lunghi capelli. Tale figura ben presto diventerà simbolo di appartenenza ad un ceto elevato e benestante.

Il ‘900 è il periodo storico nel quale si osservano maggiori mutamenti del concetto di ideale di bellezza, osserviamo moltissimi cambiamenti politici, l’alternanza di epoche di povertà a periodi di ristrettezze economiche a causa delle due guerre e l’inizio dell’emancipazione femminile.. Si passa dal modello della donna “androgina” degli anni ’20 senza curve, magra che veste con abiti maschili e che aspira all’ eguaglianza tra i sessi al modello delle dive americane degli anni ’30 che incarnano  il concetto estetico della donna formosa e provocante.

L’ideale della bellezza procace andrà avanti fino agli anni ’50 dove compaiono sulle prime riviste patinate donne procaci e sensuale, le pin up! È l’epoca delle dive tutte forme come Brigitte Bardot e Marilyn Monroe e dove l’equazione perfetta è rappresentata da tre numeri che dettano le forme ideali di una donna: 90-60-90. Ma negli anni ’60 e ’70 si fa strada il concetto della donna sportiva, che cura il proprio corpo. La donna aspira ad essere tonica, filiforme e dunque si passa all’ideale estetico che si identifica nella “magrezza“. L’esempio più noto di bellezza filiforme fu la modella Twiggy che segnerà l’epoca delle “donne grissino“.

Purtroppo il concetto di bellezza filiforme si fa strada fino al terzo millennio dove si assiste a modelli stereotipati di bellezza femminile con modelle e attrici al limite dell’anoressia.

Il ruolo della moda e dei media sui canoni di bellezza ed estetica

È negli anni 2000 i media si concentrano sulla diffusione di immagini che tendono a presentare un’ideale di bellezza che si configura grazie alla diffusione di immagini tutte uguali, soprattutto nel mondo della moda. Foto perfette, visi senza rughe o imperfezioni, immagini filtrate e modificate con Photoshop, in una canone di bellezza che si omologa in immagini simili l’una con l’altra.  Le donne sono dunque sottoposte a continua pressione e desiderano raggiungere un ideale di bellezza costruito, non aderente alla realtà.

Oltre allo show business e alla moda, le donne, soprattutto le giovanissime, danno sempre più importanza all’immagine estetica, quella costruita che genera un’immagine distorta della bellezza, dell’immagine realistica senza costruzioni e artifici. 

Per questo motivo noi di Macramè abbiamo voluto realizzare uno shooting che mostrasse il dualismo tra una immagine idealistica e una immagine realistica.
Nelle prime foto la modella interpreta una bellezza costruita, effimera, dove il trucco, i filtri e i ritocchi la rendono una bellezza perfetta ma statica. 

Nel seguito dello shooting la modella interpreta se stessa, una bellezza naturale, acqua e sapone senza ritocchi e con i suoi difetti che la rendono unica e di carattere.


Preferite essere perfette, interpretare una bellezza ideale senza personalità o preferite essere voi stesse, esprimere tutta la vostra naturale bellezza senza conformarvi a nessuno stereotipo?
Macramè  non ha dubbi su cosa preferire!

Crediamo fermamente che ogni donna debba amare il proprio corpo e se stessa senza inseguire stereotipi ed ideali estetici dannosi per piacere agli altri o per inseguire un ideale estetico. Non esistono donne belle o meno belle, esistono solo donne ognuna delle quali con le proprie peculiarità e ciò che può sembrare un difetto può diventare un punto di forza per ognuna di noi! 



Macramé

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