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Corpetti steccati, linee attillate si contrappongono ai movimenti sinuosi delle balze, su gonne e pantaloni.
Nella palette colori impera il nero, talvolta illuminato dallo scintillio delle paillettes dei tessuti e i toni del grigio. A vivacizzare le tonalità cromatiche ci sono gli aranciati, il ruggine in contrasto con il fuxia.

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Aggiornamenti e curiosità dal mondo della moda alla scoperta di nuovi stili e nuove tendenze con un occhio anche al passato. Parleremo di moda etica e moda sostenibile, settore in continua crescita che finalmente è una realtà anche in Italia.

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Storia della moda: l’abito femminile

Il contesto sociale e culturale di ogni epoca ha sempre influenzato l’evoluzione dell’abito femminile che si può comprendere in un viaggio attraverso dipinti, fotografie, manifesti pubblicitari dal Rinascimento ai giorni nostri.

Lo storico e sociologo francese Georges Vigarello ha scritto uno dei suoi saggi proprio sull’abito femminile, dedicato alla storia degli indumenti da donna e la definisce “una storia culturale“. Egli non parla di abito ancorato alla moda (anche se ovviamente i due aspetti sono legati) ma come sintomo di cambiamento della sensibilità culturale. Attraverso la storia dell’abito femminile possiamo ripercorrere l’evoluzione del ruolo della donna nella società

Un pezzo di stoffa che diventò un fenomeno: la minigonna

Avete mai pensato il ruolo che ricopre l’abito femminile nella società e la sua importanza? Nel Rinascimento i vestiti da donna sono così scomodi e rigidi da rendere difficile qualunque movimento e la donna appare come “ingessata”.

La donna era messa su un piedistallo, confinata ad un ruolo “decorativo” che stava a indicare il ruolo di potere e di prestigio che l’uomo aveva nella società. Chiuse e imbalsamate, non si lascia intravedere nulla dai loro abiti se non le mani.

Solo nel settecento gli abiti si alleggeriscono grazie alla Rivoluzione Francese ma per la vera conquista di indipendenza e emancipazione ci vorrà ancora molto tempo. È verso la fine del 1800 che inizia una sorta di democratizzazione di moda e abito femminile.

Con l’ingresso della donna nel mondo lavorativo nel ‘900 gli abiti si accorciano, valorizzano la silhouette, diventano pratici e comodi e sfidano il predominio maschile finché non si arriva alla frattura con l’invenzione della minigonna nel 1963.

Icona di ribellione, simbolo di emancipazione femminile, un capo di moda che diede un vero colpo alla tradizione. “E’ stata la strada a inventare la minigonna“, sosteneva Mary Quant, e aveva ragione! Come sempre la moda è lo specchio del mutamento della società, e in quegli anni l’emancipazione femminile dettò molte regole anche nella moda.

L’abito femminile espressione di libertà e conquiste

Con la minigonna, e per molti anni a seguire, si verificò un fenomeno assai forte che ha influenzato intere generazioni di donne. La minigonna, che adesso non è solo egemonia delle magre ma per fortuna è indossata da tutte con disinvoltura, allora imponeva gambe magre e lunghe. Purtroppo, diventò simbolo di magrezza generando adolescenti non più “libere” ma “omologate” che mettevano in dubbio le proprie forme.

Nel 2015 questo capo di abbigliamento è tornato di moda con un significato profondo, di libertà. Il tunisino Ben Othman che ha chiesto alle sue concittadine di indossare la minigonna come segno di solidarietà nei confronti delle donne oppresse a seguito di un episodio di discriminazione nei confronti di una giovane algerina a cui è stato impedito di sostenere un esame perché indossava una gonna “troppo corta”.

L’evoluzione dell’abito femminile rispecchia la parte più profonda dell’emancipazione femminile e anche noi di Macramé pensiamo che ogni donna deve sentirsi libera di scegliere come vestirsi. Gli abiti indossati dalle donne vanno ben oltre all’estetica e alla moda, sono simbolo della cultura e delle importanti conquiste sociali che noi con le nostre creazioni vogliamo affermare.



Macramé

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